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- Pubblicato: Lunedì, 05 Novembre 2018 10:25
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ansa.it
Dai lama un vaccino-jolly contro l'influenza
E' uno spray, efficace nei topi contro i virus del tipo A e B
Benedetta Bianco
"L'influenza rappresenta un grave problema di salute e paghiamo a caro prezzo la bassa copertura vaccinale, soprattutto dei soggetti più a rischio", commenta per l'ANSA Alberto Mantovani, direttore scientifico dell'istituto clinico Humanitas e professore all'Humanitas University. "I colleghi che conducono ricerche sugli anticorpi presenti in specie animali particolari come queste - aggiunge - stipulano un'assicurazione sulla vita per l'umanità, perché questi studi permetteranno di combattere anche minacce future, che al momento non si possono prevedere".
E' noto che i virus influenzali sono in grado di evolversi continuamente, cambiando ogni volta un biomarcatore esposto sulla loro superficie che è il bersaglio degli anticorpi: questo vuol dire che un vaccino creato per combattere una variante, molto probabilmente non andrà bene per le altre ed esaurirà velocemente la sua efficacia. Ora i ricercatori guidati da Nick Laursen hanno messo a punto un nuovo approccio, aggregando insieme in un unico anticorpo "multiuso" tante strutture di anticorpi diverse, riuscendo contemporaneamente a ridurre le dimensioni della proteina fino a scala nanometrica.
L'ispirazione è arrivata da una simile classe di anticorpi prodotti dai camelidi, la famiglia a cui appartengono cammelli, dromedari, lama, alpaca e altri. "La loro struttura è diversa da quella degli anticorpi umani - spiega Mantovani -, ma il problema di una possibile risposta immunitaria ad essi è già stato incontrato molte volte e abbiamo a disposizione molte strategie per superarlo. Ad esempio Gregory Winter, immunologo britannico, ha vinto quest'anno il Nobel per la chimica grazie alle sue ricerche su strategie per mettere a punto anticorpi utilizzando il Dna umano".
I primi test sui topi hanno avuto successo: il vaccino li ha resi immuni sia quando iniettato direttamente sia quando somministrato tramite spray nasale, anche a basse dosi. Inoltre i ricercatori hanno dimostrato che gli anticorpi rimangono attivi nell'organismo per nove mesi nei topi e quattro mesi nei macachi rhesus, primati diffusi in Asia.
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